I primi studi sul cervello e il suo rapporto con la tecnologia affermavano che l’utilizzo del computer e del web rendessero gli individui più intelligenti. A smentire questo roseo scenario ci ha pensato però Nicholas Carr, scritto e studioso harvardiano il quale si è occupato di analizzare la questione attraverso specifiche ricerche su come il cervello si comporta e modifica a seconda di che cosa si fa. In base alla tesi di Carr la continua consultazione di pagine web, social network, notizie ecc rischia di renderci superficiale e incapaci di sviluppare pensieri profondi e articolati. E’ come se Internet e la tecnologia riuscissero a modellare e plasmare le nostre attività cerebrali. Grazie al web siamo abituati a saltare da una notizia all’altra, perdendo così la facoltà di tenere un attenzione continuativa e costante. Secondo Carr sempre più utenti non hanno più la pazienza di leggere un libro dal momento che richiede una certa continuità mentale. A dare man forte agli studi di Carr è il sociologo belga-canadese, Derrick de Kerckhove, secondo il quale la tecnologia e il web avrebbero portato ad una rivoluzione di natura epocale la quale non avrebbe solo modificato il modo di pensare ma lo stesso modo di essere dell’individuo. Le persone sono ormai utenti incapace di pensare perché i software possono farlo per loro.
Riflettiamo ad esempio su come Internet abbia modificato le nostre capacità di memorizzazione. Oggi non abbiamo più bisogno di ricordare delle indicazioni stradali a memoria, ci basterà affidarci a Google Maps. Non ci serve più tenere un agenda con i numeri dei parenti, il nostro smartphone può farlo per noi. Sarà davvero interessante quindi analizzare come cambieranno, in futuro, le abilità intellettive umane, al migliorare della tecnologia.