Il concetto di base è che ogni processore quando lavora produce suoni ad alta frequenza, dovuti alla corrente che vi passa all’interno, che se opportunamente analizzati possono portare, nella maggior parte dei casi, a sniffare una chiave crittografica (è stato sperimentato con una RSA a 4096 bit), che può poi essere utilizzata per decifrare password e quant’altro.
Il progetto è ancora in fase embrionale, ma il dato strabiliante è che basta il microfono di un comune smartphone e qualche decina di minuti di tempo per raggiungere dei risultati tangibili, che possono però (questo il maggiore problema) essere inficiati dalla presenza di rumori di fondo.
Il team ha dichiarato di essere a lavoro per perfezionare questa nuova tecnologia, che potrebbe mettere seriamente a rischio la sicurezza di molti PC. Voi che ne pensate?