Grandi come chicchi di riso, questi chip sarebbero la soluzione ideale per chi dimentica spesso il tesserino elettronico di identificazione. Sebbene si tratti di un espediente comodo e moderno, tale tecnologia non ha potuto non incontrare lo stupore e la disapprovazione della rete. C’è chi vede i microchip come una forma di stringente controllo orwelliano e chi invece ne apprezza la praticità. A chi non è mai capitato infatti di dimenticare il badge identificativo? Certo, si tratta di una soluzione futuristica, a tratti inquietante, e certamente ai limiti dell’eticità. Ci si chiede infatti se una tale tecnologia sia in grado di rispettare la privacy del lavoratore.
Secondo il direttore dell’azienda, Vincent Nys, un iPhone è dieci volte più pericoloso di un chip in termini di invasione di privacy. Inoltre, spiega Nys, nessuno degli otto dipendenti è stato obbligato a farsi impiantare il chip, si tratta infatti di una scelta libera e personale. Coloro che vogliono usufruire di un simile servizio, ma non accettano una soluzione così invasiva, possono sempre optare per un anello con le medesime funzioni.
Per il direttore dell’azienda la tecnologia è in grado di migliorare e agevolare la quotidianità, per questo non bisogna provarne paura. A detta di Nys l’innovazione tecnologica non deve solo riguardare ciò che ci sta intorno, ma anche noi stessi.