Il MIT, si sa, è una importante fucina di idee: a volte molto futuristiche – e futuribili – ed altre molto più “spartane”. Oggi vogliamo parlarvi di un progetto, all’apparenza spartano, ma che potrebbe risultare molto utile.
L’invenzione è frutto degli sforzi di Manisha Mohan, studentessa laureata al Massachusetts Institute for Technology, che ha creato uno sticker che si interfaccia con i vestiti per reagire a segni di aggressione sessuale come un tentativo forzato di rimozione dei vestiti.
Come la stessa Mohan spiega al sito del MIT, lo sticker si connette via bluetooth allo smartphone dell’utente e necessita di essere registrato scaricando una companion app; a questo punto si inseriscono 5 contatti di emergenza che l’app provvederà ad avvisare in caso di pericolo. L’app provvederà anche a chiedere aiuto ai servizi di emergenza.
COME FUNZIONA LO STICKER
Lo sticker opera in due modi: una modalità attiva, nella quale la vittima è incosciente e non può opporsi all’assalitore, ed una modalità passiva nella quale è la vittima stessa ad attivare il meccanismo di sicurezza insito nei vestiti.
Se il capo sul quale il device è posizionato viene tolto, l’app concede 30 secondi per confermare che il soggetto si sia spogliato in maniera consensuale; dopo i 30 secondi scatta un allarme della durata di 20 secondi.
Se, nell’arco di questi 50 secondi totali, non vi è risposta da parte dell’utente, vengono immediatamente avvertiti i contatti di emergenza che ricevono una chiamata direttamente dallo smartphone di chi sta subendo l’abuso che provvederà anche a registrare i suoni della conversazione per poterli utilizzare in sede legale.
Lo sticker si può lavare e si può applicare su qualsiasi capo di abbigliamento. Mohan ha dichiarato che è stato creato anche grazie all’aiuto di persone sopravvissute ad un aggressione sessuale, ed è stato testato da 67 persone che ne hanno valutato comfort, funzionalità, senso di sicurezza ed altri parametri.
Ogni 98 secondi in America avviene un’aggressione sessuale, con donne sotto i 30 anni ancora più a rischio secondo il Rape Abuse & Incest National Network. Credete che questo progetto possa rivelarsi utile? Il box dei commenti è a vostra disposizione!