Il ritorno in Cina permetterebbe a Facebook di raggiungere circa 1,3 miliardi di utenti, occasione che Zuckerberg sembrerebbe non voler farsi sfuggire. Il governo di Pechino però ha recentemente approvato una nuova legge che ufficialmente dovrebbe battersi contro il cyber crimine, ma che in realtà è volta a irrigidire ulteriormente il sistema di censura in atto.
Secondo alcune indiscrezioni, il social network starebbe sviluppando un software in grado di sopprimere i post scomodi degli utenti cinesi o di limitare l’accesso alle informazioni a persone residenti in date aeree geografiche della Cina. Non è la prima volta tuttavia che Facebook supporta la censura, simili situazioni si sono verificate anche in Pakistan, Russia e Turchia. La possibile introduzione di questa forma automatizzata di censura ha generato scalpore anche tra i dipendenti stessi del colosso americano tanto che, sempre a detta del New York Times, alcuni si sarebbero licenziati.
Quello che il social network intende fare è affidare a un terzo soggetto, probabilmente un’azienda cinese, il compito di visionare i contenuti condivisi e di eliminare quelli più scomodi. Per il momento non si tratta di notizie ufficiali, non è chiaro dunque se questo sistema vedrà mai la luce del sole. Se da un lato, il progetto potrebbe garantire a Facebook il ritorno in terra cinese e l’estensione del social network ad un ampissimo bacino di utenza, dall’altra questa mossa potrebbe rivelarsi davvero azzardata ed esporlo a dure critiche da parte dell’opinione pubblica occidentale.